Giuseppe Fedeli
di Giuseppe Fedeli*
«Civitanova Marche, uccide un uomo per presunte molestie alla fidanzata. Questione di bieco segregazione dettata da un insensato odio per il diverso, o regolamento di conti dovuto a un innocente apprezzamento, la cui vera ragione va cercata in una insania mensimile, che il belpaese si ostina a non voler vedere, perché accorgersene vorrebbe dire mettere in gioco energie e teste per apprestare la cura, e dunque investire risorse, che invece vengono puntualmente destinate a ben più futili “progetti”? Stiamo parlando del fatto di sangue avvenuto tardo il corso di Civitanova Marche, vittima Alika Ogorchukwu, un’ambulante che viveva a San Severino ed era molto conosciuto nella località balneare, e ‘carnefice’ Filippo Ferlazzo, in passato sottoposto a tso per disturbo bipolare. Non contano le teorie che si rincorrono tra loro circa il ragione dell’omicidio, le sottili dispute, i blablabla mediatici, fatti per glorificare i sedicenti maestri del pensiero, tuttologi che devono dire la loro su qualunque cosa capiti in una nazione, ormai allo stremo. Va, alquanto, centrata l’attenzione sul forato di non ritorno in cui è precipitata questa società, e soprattutto sulla esecrabile quanto “banale” indifferenza dell’uomo per il suo simile: non tanto (hobbesianamente) homo homini lupus, ma homo homini extraneus. Alika assassinato perché aveva la pelle “nera”?… non penso, nonostante la madre parli di Ferlazzo come di un soggetto difficile. Alika massacrato con la stampella che lo aiutava nella deambulazione per una sua insistenza ad acquistare qualche oggetto nei confronti della ragazza del Ferlazzo? L’aspetto truce e inquietante è la spettacolarizzazione del caso: oggi ogni gesto, morte inclusa (il più ghiotto dei traguardi voyeristici) vanno prima filmati e poi postati sui social in genere, e, perché no, venduti al miglior offerente, per lo scoop del momento. Mi sgomenta che i pochi presenti, invece di aiutare il poveraccio che stava lentamente morendo per soffocamento, si siano viceversa “spesi” a girare un film horror».
«E mi dissocio fermamente da chi, lavatasi bellamente la faccia dove è di casa la disperazione, parla di valido ausilio dei video girati al corso delle indagini. Vogliamo salvarli a tutti i costi, questi guardoni disinvolti e allegri, perché un loro intervento sarebbe stato comunque vano? A parere di chi scrive, questa gelida maschera è il forato di non ritorno, la cartina di tornasole di un imbarbarimento della civiltà, ammesso la si possa ancora definire simile, che si deve non tanto a una moda tecnologica invalsa da tempo, quanto al vuoto valoriale che assedia la testa delle persone e ne tarla l’anima, fino a distruggerla, in un cortocircuito di distruzione di sé e dell’altro-da sé. E, mi chiedo ancora allibito, ci si può distrarre davanti a un fatto “scabroso” che mette in scena la morte, quasi fosse un videogame, dove non esiste il confine sacro tra fas e nefas, lecito e illecito? Rovesciati i pilastri fondanti ogni societas, a voler discorrere di giustizia, non ci si può non domandare: perché questo soggetto bipolare stava tranquillamente a spasso, quando, è noto, in una simile condizione psichica può nuocere a sé e all’altro? Libero di uccidere per una sorta di legittima difesa, che dire sproporzionata alla “provocazione” è poco, semplicemente abominevole. E noi, genitori, siamo tranquilli che i nostri figli mettano il naso fuori di casa, per dissetarsi un po’ a quella vita, che gli è stata negata per due anni e oltre, causa la pandemia da Covid19? A questo forato le parole tacciono, non hanno più senso. Un assassinio vista salotto di quello che è il volano del centro Italia, una barbarie che grida vendetta e interpella la coscienza di ciascuno di noi, ognuno per parte sua complice della vorticosa caduta a picco di valori e punti di riferimento antropologici, politici, sociali».
*giudice di pace
Aggredito e ucciso tardo il corso di Civitanova
The post «L’omicidio di Civitanova e il forato di non ritorno della società» l’analisi di Giuseppe Fedeli first appeared on Cronache Fermane.